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Aprire Partita Iva in Italia: guida introduttiva

Come si apre la partita iva in Italia e quali sono i costi da sostenere e imposte da pagare? Esistono delle agevolazioni fiscali? Scopri tutti i dettagli con la nostra guida introduttiva.

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Chi svolge una attività in modo abituale e continuativo in Italia ha l’obbligo di aprire una partita iva e seguire tutti gli adempimenti ad essa connessi.

Partita Iva: quando è obbligatoria

Chi deve aprire la partita iva?

In Italia hanno l’obbligo di aprire una Partita iva tutti i soggetti che svolgono un’attività di lavoro autonomo in modo abituale e continuativo.

Cosa si intende per lavoratore autonomo?

In Italia si intende lavoro autonomo (oggi definito anche con l’espressione “freelance”) ogni attività lavorativa che prevede contemporaneamente tutte le seguenti caratteristiche:

  • L’esecuzione, contro corrispettivo, di un’opera o di un servizio;
  • Lo svolgimento con lavoro prevalentemente proprio;
  • L’assenza di ogni vincolo di subordinazione nei confronti del proprio committente.

Questo è quanto prevede l’art 2222 del Codice Civile.

Che cosa s’intende per attività abituale e continuativa?

Il parere dell’ Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate ha definito il termine “abituale” come un’attività che si ripete nel tempo. Nella consulenza giuridica n. 901-2/2018 l’Agenzia delle Entrate Direzione Regionale del Piemonte riporta le seguenti definizioni:

“Per attività svolta in forma abituale deve intendersi un normale e costante indirizzo dell’ attività del soggetto che viene attuato in modo continuativo: deve cioè trattarsi di un’ attività che abbia il particolare carattere della professionalità”

I due requisiti di professionalità e abitualità pertanto si realizzano ogni volta in cui un soggetto pone in essere una serie di atti economici caratterizzati da:

  • Regolarità;
  • Sistematicità;
  • Ripetitività;
  • Stabilità.

Attività non esclusiva

Nello stesso parere l’Agenzia delle Entrate specifica che con il termine “abituale” non si intende un’attività svolta in via esclusiva.

Infatti lo stesso soggetto può svolgere due attività distinte tra loro ma entrambe in modo regolare e continuativo.

Ad esempio, un lavoratore dipendente potrebbe svolgere un’altra attività in forma autonoma che, avendo carattere abituale e continuativo, ha l’obbligo di apertura partita.

Aprire partita iva: il limite dei 5.000 euro

Le definizioni che riguardano il lavoro autonomo in Italia dettate dal Codice Civile e da diversi documenti di prassi dell’Agenzia delle Entrate:

“non prevedono mai alcun limite di reddito o riferimento temporale per poter definire quando un’attività sia abituale o occasionale.”

Il D. Lgs. 276/2003 art.61 definiva la prestazione di lavoro autonomo occasionale attraverso due parametri:

  • la durata della prestazione non superiore a 30 giorni nell’anno solare;
  • un compenso percepito non superiore a 5 mila euro annui.

Tale decreto è stato abrogato dal D.Lgs. 81/2015. Pertanto i due parametri non possono essere più presi a riferimento.

Cosa succede se supero i 5.000 euro?

Nulla. Come chiarito al paragrafo precedente, non esiste alcun limite o riferimento in termini di corrispettivi percepiti o giorni dedicati all’attività che faccia scattare l’obbligo di apertura partita iva.

L’unico parametro da tenere in considerazione è il carattere di continuità e quindi abitualità della prestazione.

Lavoro autonomo abituale e lavoro autonomo occasionale: esempi

Come detto in precedenza nessun parametro numerico, di reddito o temporale, fornisce indicazioni per poter classificare un’attività come abituale o occasionale e definire così l’obbligo di apertura di una partita iva.

Occorre pertanto valutare l’attività nel suo contesto specifico.

Si riportano solo alcuni esempi allo scopo di comprendere meglio le caratteristiche utili a distinguere il lavoro autonomo abituale dal lavoro autonomo occasionale.

Attività professionali protette

Tutte le attività che prevedono l’obbligo di iscrizione ad albi, ordini o elenchi (cd. professioni protette) possono essere esercitate solo attraverso l’apertura della partita iva. In questo caso quindi l’attività non potrà mai essere svolta come attività occasionale. Essa sarà sempre considerata attività di lavoro autonomo abituale.

“E’ la legge che determina le professioni intellettuali per l’ esercizio delle quali è necessaria l’ iscrizione in appositi albi o elenchi” (art. 2229 Codice Civile)

Si tratta ad esempio di: Avvocati, Notai, Commercialisti, Ingegneri, Medici, Veterinari ecc.

Professioni libere: esempio insegnante

Per quanto riguarda le altre attività (cd. professioni libere) il carattere dell’abitualità si rileva dai comportamenti messi in atto dal soggetto.

Ad esempio, un insegnante che fornisce supporto ad uno studente per la preparazione di uno specifico esame rappresenta una attività di lavoro autonomo occasionale. L’attività è infatti circoscritta ad un evento unico, che non si ripeterà più.

L’insegnante invece che fornisce durante l’anno lezioni ad uno studente, anche solo un’ora a settimana, ma tutte le settimane dell’anno ha il carattere della continuità. Si tratta in questo caso di attività di lavoro autonomo abituale.

Nei due esempi il numero di ore e l’importo del corrispettivo potrebbero essere i medesimi. Quello che cambia è la regolarità, la sistematicità e la ripetitività che danno continuità alla prestazione.

Professioni libere: esempio ingegnere

Un ingegnere lavoratore dipendente viene chiamato dall’università per fornire un pacchetto di 3 lezioni (da 6 ore ciascuna) su materia informatica. In questo caso il soggetto non dovrà aprire una posizione iva ma la sua attività verrà inquadrata come attività da lavoro autonomo occasionale.

Se invece lo stesso ingegnere fornisce la sua consulenza informatica, in forma autonoma, ad una azienda una volta al mese per un’ora e mezza, scatta il carattere della continuità e quindi diviene attività di lavoro autonomo abituale.

In entrambi i casi le ore lavorate durante l’anno sono le stesse ma l’obbligo di aprire la partita iva scatta solo nel secondo caso.

Infine, anche comportamenti quali: iscriversi a qualche portale on line dove proporre la propria attività, pubblicizzare i propri servizi o altri comportamenti finalizzati ad acquisire clienti comportano l’obbligo di aprire una partita iva. Questo anche se no si è percepito alcun corrispettivo.

Partita iva: come aprirla

Che cosa è la partita iva

La partita iva è un codice di 11 cifre che identifica in modo univoco tutti gli operatori che intendono svolgere un’attività economica nel territorio dello Stato.

Essa viene assegnata dall’Agenzia delle Entrate a tutti i contribuenti che ne facciano richiesta attraverso apposito modulo.

Come aprire partita iva online

L’Agenzia delle Entrate mette a disposizione gratuitamente gli strumenti per poter richiedere telematicamente la partita iva.

Come richiedere partita iva Agenzia delle Entrate

È possibile infatti scaricare il software che permette di compilare e inviare il Modello AA9/12 con il quale richiedere l’assegnazione del numero di partita iva. Si riportano di seguito i link:

La compilazione è semplice ma è opportuno avvalersi sempre della consulenza di un Dottore Commercialista per valutare attentamente alcuni aspetti importanti legati all’attività di lavoro autonomo:

  • La scelta del codice attività corretto;
  • La scelta del regime fiscale più conveniente per il quale esercitare l’opzione in fase di apertura;
  • Gli adempimenti legati al codice attività scelto (iscrizione Camera di commercio, comunicazione al SUAP, comunicazioni in questura ecc.);
  • L’iscrizione alla cassa previdenziale corretta rispetto al codice ateco scelto e all’attività svolta;

Quali documenti servono per aprire la partita iva?

Se si decide di avvalersi di un consulente Dottore Commercialista, sarà necessario fornire alcuni documenti obbligatori.

Cosa serve per aprire la partita iva con il supporto dello Studio Arletti & Partners:

  • Codice fiscale italiano;
  • Documento di identità in corso di validità (o passaporto);
  • L’indirizzo di residenza in Italia aggiornato al momento dell’apertura della partita iva;
  • Il modulo di apertura partita iva predisposto dal consulente firmato per presa visione e accettazione;
  • La modulistica privacy e antiriciclaggio predisposta dal consulente firmata.

Aprire una partita iva: quanto costa?

I costi di apertura

La richiesta del numero di partita iva rilasciato dall’Agenzia delle Entrate non ha nessun costo. Non vengono applicati nè bolli nè imposte su tale adempimento.

Nel caso in cui l’attività rientrasse tra quelle per le quali vi è l’obbligo di iscrizione al Registro Imprese presso la Camera di Commercio, sono previsti:

  • bolli e imposte pari a circa 35 euro (una tantum al momento dell’ iscrizione);
  • una tariffa pari a 53 euro da versare ogni anno in cui si rimane iscritti al Registro Imprese.

Se ci si avvale della consulenza di un dottore commercialista, occorre considerare un onorario che può variare dai 150 ai 500 euro a seconda del numero di pratiche necessarie in base all’attività svolta.

Adempimenti obbligatori per tutte le attività:

  • apertura partita iva;
  • iscrizione alla cassa di previdenza prevista per l’ attività:

Adempimenti obbligatori solo per alcune attività:

  • iscrizione al Registro Imprese presso la Camera di Commercio;
  • iscrizione all’albo artigiani;
  • comunicazione al SUAP del Comune;
  • comunicazione alla questura.

Quanto costa mantenere una partita iva ogni anno

Gli adempimenti obbligatori previsti per l’attività di lavoro autonomo con partita iva variano a seconda della:

  • tipologia di attività svolta
    • attività professionale (professioni protette o libere);
    • attività di impresa (ditta individuale);
    • attività di impresa (ditta artigiana);
    • attività agricola.
  • regime contabile scelto
    • semplificato;
    • ordinario;
  • regime fiscale scelto
    • ordinario;
    • forfettario.

Per tale motivo i costi di consulenza possono variare tra una partita iva e l’altra.

Quali sono i costi fissi di una partita iva?

In generale, la tariffa professionale annua per mantenere una partita iva prevede:

  • per il regime fiscale ordinario costi annui che si aggirano nella fascia da 1.800 euro a 2.400 euro per volumi d’affari fino a 100.000 euro e un numero di registrazioni contabili fino a 600;
  • per il regime fiscale forfettario costi fissi annui che si aggirano nella fascia da 400 euro a 1.200 euro.

Quante tasse si pagano con la partita iva

In Italia il reddito di lavoro autonomo viene tassato con modalità diverse a seconda del regime fiscale adottato.

I due principali regimi fiscali tra i quali scegliere sono:

  • Il regime ordinario;
  • Il regime forfettario.

Esistono poi i cd. regimi speciali applicabili sono in caso di determinate attività: produttori agricoli, agriturismi, agenzie di viaggio, spettacolo, beni usati, commercio di rottami, intrattenimento e giochi, editoria e telecomunicazioni.

Il regime ordinario: come si calcola il reddito da lavoro autonomo

Reddito da lavoro autonomo professionista (freelance)

L’art 54, comma 1 del Tuir definisce come si calcola il reddito da lavoro autonomo arti e professioni:

“Il reddito derivante dall’esercizio di arti e professioni è costituito dalla differenza tra l’ammontare dei compensi in denaro o in natura percepiti nel periodo di imposta.. e quello delle spese sostenute nel periodo stesso nell’esercizio dell’arte o della professione.. I compensi sono computati al netto dei contributi previdenziali e assistenziali stabiliti dalla legge a carico del soggetto che li corrisponde.”

Il reddito da lavoro autonomo è dato pertanto dalla differenza tra i compensi percepiti e le spese sostenute inerenti all’ attività calcolati in modo analitico.

Reddito d’ impresa: lavoro autonomo svolto in regime di impresa

L’art. 55 del Tuir definisce redditi d’impresa:

“quelli che derivano dall’esercizio di imprese commerciali. Per esercizio di imprese commerciali si intende l’esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, delle attività indicate nell’art. 2195 c.c., e delle attività indicate alle lettere b) e c) del comma 2 dell’art. 32 che eccedono i limiti ivi stabiliti, anche se non organizzate in forma d’impresa”

Le attività che l’art. 2195 del c.c. considera svolte in regime di impresa sono:

  • L’attività industriale diretta alla produzione di beni o di servizi;
  • L’attività intermediaria nella circolazione dei beni;
  • L’attività di trasporto per terra, per acqua o per aria;
  • L’attività bancaria o assicurativa;
  • Le altre attività ausiliarie delle precedenti.

Si tratta delle attività per le quali risulta obbligatoria l’iscrizione al Registro imprese della Camera di Commercio del comune in cui ha sede l’attività.

Per tali attività il reddito viene determinato secondo le disposizioni della sezione I del capo II del titolo II del Tuir.

In estrema sintesi il reddito di impresa è dato dalla:

“differenza tra le componenti positive e le componenti negative del reddito stesso”.

Il regime fiscale ordinario in Italia

In Italia il reddito da attività di lavoro autonomo o impresa così calcolato è tassato secondo un sistema di tassazione progressiva e a scaglioni.

Reddito imponibile (per scaglioni)Aliquota (per scaglioni)
fino a euro 15.00023%
dal 15.001 fino a 28.00025%
da 28.001 fino a 50.00035%
oltre 50.00143%
Tabella scaglioni di reddito

Esempio di calcolo in tassazione ordinaria

Reddito da lavoro autonomo: 30.000 euro

Contributi previdenziali versati e inerenti all’ attività svolta: 7.800 euro

Reddito imponibile: 22.200 euro

15.000*23% = 3.450 euro

7.200*25% = 1.800 euro

Totale imposte: 5.250 euro

Il regime fiscale forfettario in Italia

In alternativa al regime ordinario, in presenza dei requisiti richiesti, può essere applicato il regime agevolato forfettario.

Tutte le persone fisiche, titolari di una partita iva, che esercitano attività di impresa, arte o professione in forma individuale possono usufruire di una aliquota d’imposta fino al 5%. Il cd. forfettario rappresenta il regime naturale per tutti i liberi professionisti e le ditte individuali in possesso dei requisiti richiesti. Non devono quindi rientrare in qualche causa di esclusione dal regime.

Per verificare i requisiti di accesso al regime agevolato forfettario e le cause di esclusione ti consigliamo di leggere il nostro articolo “Guida al Regime Forfettario”.

Come si calcola il reddito nel regime forfettario

A differenza del regime ordinario, il reddito imponibile nel regime forfettario è calcolato applicando al fatturato incassato annuo un coefficiente di reddittività.

Il coefficiente di redditività applicabile dipende dal codice ateco scelto legato all’attività svolta.

Le differenze rispetto al calcolo del reddito in regime ordinario sono principalmente due:

  • I componenti positivi di reddito, ai fini del calcolo del reddito imponibile, si assumono sempre e solo se effettivamente incassati nell’anno di imposta.
  • I componenti negativi di reddito (costi e spese sostenute nell’anno inerenti all’attività svolta) non sono deducibili. Viene infatti applicato un coefficiente di reddittività forfettario in luogo della deduzione analitica dei costi.

Esempio di calcolo in tassazione in regime forfettario

Totale fatturato incassato nell’ anno: 30.000 euro

Coefficiente di reddittività corrispondente al codice ateco (esempio): 78%

Reddito calcolato applicando il coefficiente di reddittività: 23.400 euro

Contributi previdenziali versati e inerenti all’ attività svolta (deducibili): 6.100 euro

Reddito imponibile: 17.300 euro

Totale imposta 5%: 865 euro

Qual è la partita iva che costa di meno?

In conclusione, aprire una partita iva in regime forfettario comporta sicuramente costi annuali inferiori sia in termini di costi di gestione che di versamento imposte.

I contributi previdenziali obbligatori per l’attività con partita iva

I contributi previdenziali variano a seconda dell’attività svolta.

Professioni protette

Nel caso delle professioni protette è obbligatoria l’iscrizione alla cassa previdenziale privata corrispondente all’albo di appartenenza. Alcuni esempi sono: Avvocati, Notai, Commercialisti, Ingegneri, Medici, Veterinari ecc.

Professioni libere

Nel caso delle attività professionali libere è obbligatoria l’iscrizione alla cassa inps gestione separata.

L’aliquota inps gestione separata per l’anno 2023 è pari al 26,23%. Questa si calcola sul reddito da lavoro autonomo calcolato come indicato ai paragrafi precedenti.

Ditte individuali

Nel caso delle attività svolte in regime di impresa (ditta individuale) occorre fare una distinzione tra:

I) Attività commerciante (iscrizione albo inps commercianti)

L’aliquota prevista per i commercianti è pari al 24,48% per l’anno 2023.

È previsto un versamento minimale annuo pari a 4.292,42 euro, indipendente dal reddito realizzato con la propria attività. Questo vuol dire che il contribuente che non emette o incassa alcuna fattura nell’anno è tenuto ugualmente al versamento dell’importo minimo annuo (fissi inps annuali pari a € 4.292,42).

II) Attività artigiana (iscrizione albo inps artigiani)

L’aliquota prevista per gli artigiani è pari al 24% per l’anno 2023.

È previsto un versamento minimale annuo pari a €4.208,40, indipendente dal reddito realizzato con la propria attività. Questo vuol dire che il contribuente che non emette o incassa alcuna fattura nell’anno è tenuto ugualmente al versamento dell’importo minimo annuo (fissi inps annuali pari a €4.208,40).

I contributi previdenziali in regime forfettario

I contribuenti che hanno optato per il regime forfettario usufruiscono in alcuni casi di una importante riduzione dei contributi previdenziali dovuti.

Tale agevolazione riguarda esclusivamente coloro che esercitano l’attività in forma di impresa e sono iscritti alle casse INPS artigiani e commercianti.

Per tali soggetti è prevista una riduzione del 35% sul versamento dei contributi previdenziali Inps.

Tale riduzione non è obbligatoria ma è facoltà dell’imprenditore richiedere o meno la riduzione contributiva.

I liberi professionisti iscritti alla gestione separata INPS o alle casse di previdenza private versano sempre i contributi in misura piena.

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Riferimenti Normativi

Art. 2222 del Codice Civile

Fonte

D. Lgs. 276/2003 art.61 (Abrogato)

Fonte

Art. 2229 Codice Civile

Fonte

Art. 2195 del c.c.

Fonte

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