Dal 16 settembre 2024, la Germania ha introdotto vari controlli alle frontiere con gli Stati membri confinanti, reintroducendo anche controlli per i cittadini extra-comunitari distaccati in territorio tedesco nell’ambito di prestazioni transnazionali di servizi.
Tramite tale misura, il Ministero federale dell’Interno e della Comunità intende limitare ulteriormente l’immigrazione irregolare e proteggere la sicurezza interna della Germania. I controlli alle frontiere terrestri con la Francia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi, il Belgio e la Danimarca risulterebbero ripristinati per un periodo di sei mesi. Ciò in aggiunta ai controlli già attivi con la frontiera austriaca, in vigore fino all’11 novembre 2024, e con le frontiere svizzere, ceche e polacche, che rimangono in vigore fino al 15 dicembre 2024.
L’Accordo Schengen
Il ripristino dei controlli riporta l’attenzione a un principio cardine del diritto europeo: l’accordo Schengen. Secondo l’art. 21 dell’acquis Schengen, gli stranieri in possesso di un titolo di soggiorno rilasciato da una delle Parti contraenti possono, in forza di tale titolo e di un documento di viaggio, purché tali documenti siano in corso di validità, circolare liberamente per un periodo non superiore a tre mesi nel territorio delle altre Parti contraenti, sempreché soddisfino le condizioni di ingresso di cui all’articolo 5, paragrafo 1, lettere a), c) ed e), e non figurino nell’elenco nazionale delle persone segnalate della Parte contraente interessata.
In conformità con quanto stabilito dalla CAAS (Convenzione di Applicazione dell’Accordo Schengen), un individuo straniero, titolare di un permesso di soggiorno in corso di validità rilasciato da uno Stato Membro e di un documento di riconoscimento valido, può circolare liberamente all’interno dello spazio Schengen per un periodo massimo di 90 giorni nell’arco di 180.
Per maggiori informazioni, leggi la nostra guida sul Visto Schengen.
Rimane, tuttavia, presente una generale incertezza giuridica data dalla complessa interoperabilità tra la legislazione europea e le prassi nazionali, in quanto l’ingresso e il soggiorno nel territorio di uno Stato Membro di cittadini extra comunitari nell’ambito del distacco transazionale non sono stati oggetto di armonizzazione a livello giuridico europeo.
Il principio Van der Elst
Nell’ambito del distacco transnazionale, secondo la sentenza della Corte di Giustizia relativa alla causa Van der Elst, uno Stato UE non può richiedere alle imprese stabilite in un altro Stato membro di ottenere un permesso di lavoro per i propri lavoratori di nazionalità extra-comunitaria, impiegati legalmente e abitualmente e distaccati esclusivamente al fine di fornire servizi.
Ad ogni modo, ciascuno Stato membro applica il principio Van der Elst in base a differenti interpretazioni. Un ulteriore aspetto che genera confusione è il concetto di luogo di lavoro abituale, che ogni Stato membro interpreta sulla base della propria prospettiva nazionale.
L’approccio della Germania al principio Van der Elst
Nel caso specifico della Germania, l’approccio nazionale al principio Van der Elst è difficile da sintetizzare. In generale, solo i lavoratori in possesso di permesso di soggiorno di lungo periodo sono esentati dal Van der Elst in caso di trasferte non superiori a 3 mesi nell’arco di 12 mesi.
Alla luce di quanto esaminato, si può affermare con certezza che non esistano orientamenti giuridici, generali e specifici, che regolino il distacco di cittadini extra comunitari all’interno dell’Unione Europea in maniera univoca. Pertanto, una valutazione preventiva si ritiene sempre necessaria in simili casistiche.